Intervista al FoH Engineer, fonico di sala della PFM, Marco “Nonna” Posocco

In questa chiacchierata con Luigi Schiavone ed Enrico Fodde (Pre Sales Manager e Pre-Sales Engineer di Prase) Marco “Nonna” Posocco, FoH Engineer e fonico di sala della PFM, ci parla della sua esperienza con il Mixer Midas Heritage-D.

L’abbiamo incontrato in occasione della tappa al teatro Corso di Mestre (VE) del tour “PFM canta De André – Anniversary”. Tour partito nel 2019 per celebrare i quarant’anni dal live “Fabrizio De André e PFM in concerto” e i vent’anni dalla scomparsa di Fabrizio De André. La formazione sul palco vede due ospiti d’eccezione: Flavio Premoli, fondatore PFM, e Michele Ascolese, storico chitarrista di De André.  Le tappe della prossima primavera arrivano dopo un intenso tour mondiale che ha fatto tappa in Giappone, continente americano, Regno Unito, Svizzera, per poi tornare in Italia.

Il service audio e luci del tour è seguito da Off Limits Service di Luigi Mandia.

Cominciamo, perché hai scelto questo banco, Marco?

Io vengo dal mondo Midas analogico, sono passato poi attraverso il digitale con la serie Pro, direi quindi che Heritage-D è la sua diretta evoluzione.

Quali sono i miglioramenti che hai trovato nella macchina rispetto alla serie Pro?

Flessibilità, routing, numero di canali, ma sicuramente quantità e flessibilità di aux e matrici, che una volta con il Pro2 era relegato a 24 bus. E per quanto riguarda il processing ed effettistica interni qui hai una quantità̀ incredibile di possibilità̀ in più rispetto a prima.

Questo è un tour che prevede oltre 50 date, tante delle quali in back-to-back. Grazie al programma avviato da Prase lo scorso ottobre “Midas Trade-Up Pro”, avete rottamato la console Pro2 e fatto il passaggio a Heritage-D a tour iniziato, avevate già fatto un quarto delle date. Com’è stato il cambio? Visto che erano tanti anni che lavoravi con il Pro2.

I banchi Pro avevano fatto un bel numero di show, nonostante questo non ci sono mai stati problemi. Il trade-up è stato una possibilità, non una necessità.  La paura normale era il passaggio ad una nuova macchina in corsa, senza aver avuto la possibilità di testarla, ma non ci sono stati problemi. Penso che il mixer sia abbastanza solido, anche se non lo utilizzo al pieno delle sue capacità.

Com’è cambiato il modo di mixare? Dall’inizio, dalla prima parte del tour in cui lavoravi appunto con il Pro2, a quando poi è stato fatto il passaggio a Heritage-D, hai già cambiato un po’ il tuo modo di mixare oppure hai adattato il tuo modo all’Heritage?

La macchina conserva il meglio della serie Pro, risolvendone alcuni dei problemi.

Uno dei vantaggi della console Heritage-D è che questa si adatta al mio modo di lavorare, e non viceversa. Quindi ho tenuto la stessa impostazione adattando la macchina.

Il suono è migliore rispetto alla serie Pro, perché avendo le stesse stage-box ho gli stessi preamplificatori. [La gamma dinamica interna è migliorata, visti i 64 bit contro i 32+8 della serie Pro, N.d.R]

In termini di superficie cos’hai riscontrato nel cambio dal Pro2 a Heritage? 

Mi mancano alcuni tasti tipo lo scroll dei canali a sinistra e destra, per il resto è tutto a posto! Mi piace la flessibilità nell’attribuzione dei controlli assegnabili e dei canali sui fader. Se un canale è molto importante, come la voce di Franz, posso averlo sottomano nella strip di canale che voglio.

Invece magari parliamo un po’ della configurazione, come l’avete impostata? Rispetto ai due banchi, rispetto all’out board esterno.

Attualmente utilizzo 48 canali tramite DL251, una per il FOH e una per il palco, su cui lavoriamo ancora con un Pro2. Conservo l’outboard esterna, a cui non rinuncerò mai. Inoltre, registro sempre con la scheda Dante. Aspettiamo la scheda Cobalt per aumentare la capacità di registrazione multitraccia e il controllo della DAW direttamente sul banco. Ogni tanto registro gli show, mi è servito registrarne uno quando cominciavo ad ingranare, così da avere anche un’esecuzione che fosse realistica, per fare un virtual sound check è assolutamente spettacolare.

E che set-up hai, quanta roba c’è sul palco, quanta ti arriva e come vi organizzate?

È più o meno un setup da 48 canali, né più né meno rispetto ad un concerto classico di PFM, abbiamo solamente una batteria anziché due ma abbiamo due musicisti in più. Quindi, diciamo che siamo sotto canali rispetto ad un concerto classico di PFM anche se abbiamo due musicisti in più. Abbiamo sempre vissuto nel mondo dei 48 input e quindi quello è più che sufficiente.

Effetti interni, cosa stai usando rispetto a prima?

Rispetto alle dinamiche interne, sto utilizzando dei riverberi TC Electronics (il VSS4 presente anche sul system 6000), gli equalizzatori dinamici ULTIMA e il Wave Designer per i Tom, come compressori le emulazioni LA2A e SSL-G bus compressor. Inoltre, mi trovo bene con i delay e ho apprezzato particolarmente il doubler che utilizzo in maniera leggerissima. Non mi dispiacerebbe avere più tempo da dedicare a tutte quelle risorse.

Segui la PFM dal 2002, ormai hai fatto il ventennale! A proposito del tour “De Andrè – Anniversary”, invece, dicci qualcosa di “non tecnico”

Questo è il tour della gente, un gran bel tour, sold-out praticamente ovunque.

Qui non ti confronti più con la palestra degli arrangiamenti strumentali ma con la parola, c’è si tutto il contorno che loro hanno dato a quei testi, ma è una cosa diversa.

I musicisti sono sempre loro, il mondo musicale è PFM ma cambia il focus rispetto ad un concerto normale di PFM.

I teatri in cui suonate hanno tutti queste dimensioni qua (800 posti a sedere) o anche più grandi?

Diciamo che mediamente sono decisamente più grandi. Comunque, stavamo parlando del banco che è una bomba… e aspettiamo l’update!